il libro
In un contesto in cui la ricerca storica europea appare ancora fortemente condizionata da istanze maschili-bianche e le reti accademiche non sembrano certo distinguersi nell'investire sensibilità ed energie sulla storia dei soggetti "altri", quali le lesbiche sono indubbiamente, i lavori qui presentati assumono sicuramente una rilevanza particolare nel panorama storiografico.
Frutto di un lavoro corale sulle poche fonti e testimonianze di cui ancora si dispone, il volume si avvale dei contributi di alcune note storiche del lesbismo che si occupano di esistenze e resistenze lesbiche nell'Europa dei nazifascismi, includendo anche il franchismo spagnolo. La barra che si è scelto di apporre su "r/esistenze" sta infatti a indicare come per le lesbiche la stessa esistenza possa essere considerata una forma di resistenza (all'eterosessualità obbligatoria, alla cancellazione di sé e delle proprie passioni), ancor più in periodi di forzata "normalizzazione" di tutte le donne come furono quelli dei fascismi europei del Novecento. Ma la "resistenza" che trova spazio in questo libro è anche quella di lesbiche politicamente consapevoli, che fronteggiarono e combatterono con determinazione e coraggio le dittature di Mussolini, di Hitler e di Franco.
Nel volume vengono inoltre affrontate anche le questioni, spesso rimosse, relative alla "zona grigia" della sopravvivenza durante l'internamento e ai rapporti fra "asociali" e "politiche" nei Lager.

le curatrici
Paola Guazzo ha recentemente pubblicato il romanzo Un mito, a suo modo e curato con altre Il movimento delle lesbiche in Italia.
Ines Rieder dagli anni Novanta si occupa principalmente di ricerca storica. Suoi lavori sono stati pubblicati in diverse riviste internazionali.
Vincenza Scuderi è ricercatrice di Lingua tedesca e traduzione presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Catania.



sabato 3 luglio 2010

R/esistenze lesbiche - La recensione di Patrizia Colosio

http://www.listalesbica.it/content/index.php?module=pagemaster&PAGE_user_op=view_page&PAGE_id=811

R/esistenze lesbiche nell’Europa nazifascista
E’ uscita per Ombre Corte l’interessante raccolta di saggi a cura di Paola Guazzo

di Patrizia Colosio


Paola Guazzo, Ines Rieder, Vincenza Scuderi (A cura di)
R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista
Ombre corte
19 euro

Sono passati tre anni dalla pubblicazione di Fuori della norma . Storie lesbiche nell’Italia della prima metà del Novecento, a cura di Nerina Milletti e Luisa Passerini, una pubblicazione che ha rotto un silenzio pressoché totale inaugurando una storiografia lesbica che il presente volume intende rilanciare in connessione con “studi storici da tempo sviluppatisi in luoghi e contesti meno regressivi dei nostri” .

Questa l’intenzione espressa da Paola Guazzo nel proprio saggio Al “confino” della norma che poco oltre precisa: “Il confine non deve mai più divenire confino, né per noi né per le nostre storie.

Partendo dal gioco di parole presente nel titolo si snoda il filo della trattazione di quelle “esistenze” che al di là della piena consapevolezza politica si facevano” Resistenze” quando le espressioni del sé trasgredivano i limiti normativi e i canoni imposti alle donne dal fascismo ; una serie di testimonianze dimostra infatti che “l’antifascismo esistenziale trova profonda - e antropologica – cittadinanza proprio fra le donne”.

Persino gli spazi di irreggimentazione di massa o i luoghi dove le donne potevano praticare attività atletiche collettive furono luoghi di desiderio; e così non ci stupiamo di scoprire dalle autobiografie delle orvietine - le allieve dell’Accademia di educazione fisica femminile di Orvieto - e dal loro Bollettino, l’esistenza di una specie di “mascherata lesbica” tra le Dive e la Teppa che rimanda in modo neanche tanto velato alla rappresentazione butch/femme.

Paola Guazzo affronta poi la questione della cosiddetta “zona grigia” quelle forme cioè di complicità con il potere attuate da lesbiche nell’inferno dei lager. E proprio a questo tema è dedicato il saggio di Marie-Jo Bonnet che affronta l’immagine dell’omosessualità nel campo di concentramento femminile di Ravensbrück; la sua analisi prende le mosse dal testo francese Le Verfügbar aux Enfers di Germain Tillion pubblicato nel 2005 e messo in scena in teatro nel 2007; un’opera collettiva in forma di operetta scritta dalle prigioniere politiche francesi nel 1944, ma mai pubblicata prima.

In essa appaiono come protagoniste le juliot ossia le donne tedesche che per quanto internate come “asociali” si pongono in certo modo come collaborazioniste e così vengono descritte: da una parte come “il coro delle juliot, grasse, chic, con la messa in piega” , dall’altra appaiono riconoscibili per le “scarpe civili brillanti di lucido, taglio di capelli da ragazzo e cintura”. Si evidenzia una contrapposizione esistenziale all’interno dei lager tedeschi che permette di sviluppare un senso di appartenenza e di comunanza che porta a forma concrete di solidarietà e di mutuo soccorso indispensabili per la sopravvivenza. La stessa Germaine Tillion scrive a questo proposito: “Innanzitutto se sono sopravvissuta lo devo sicuramente al caso, poi alla collera, alla volontà di rivelare questi crimini, e infine a una coalizione dell’amicizia – perché avevo perso il desiderio viscerale di vivere.”

E se per le francesi la contrapposizione è con le tedesche, per le spagnole politiche internate nel periodo franchista diventa anche una contrapposizione con le detenute comuni, spesso prostitute; il processo identitario passa quindi anche attraverso il rifiuto di quelle pratiche erotiche, vedi il lesbismo, che avrebbero potuto in qualche modo intaccare quella disciplina del sé che avrebbe aperto la via alla “resa definitiva” al regime delle SS. E alle cosiddette “monache rosse” e alla loro visione delle relazioni nei lager nazisti e nelle prigioni franchiste è dedicato il contributo di Raquel Osborne .

La parte più consistente del libro e’ dedicata alla situazione in Germania dove sappiamo esisteva il paragrafo 175 che ufficialmente puniva solo l’omosessualità maschile, ma sappiamo che altre erano le forme di repressione e di coercizione dell’esistenza lesbica, mentre l’annessione dell’Austria, dove era in vigore un codice che perseguiva penalmente anche le lesbiche, portò a un’accentuazione del clima repressivo.

Per motivi di spazio riporto solo i titoli assai significativi dei diversi capitoli come stimolo a una successiva lettura :
Le lesbiche tedesche dall’Impero alla fine della Seconda guerra mondiale di Claudia Schopmann;
Situazione delle donne lesbiche sotto il nazismo, di Ilse Kokula;
Tra fuga e sogno di rinascita: scrittrici lesbiche in esilio negli anni Trenta di Vincenza Scuderi;
Tutto, ma non lesbiche: esempi di vita lesbica in Austria negli anni Trenta e Quaranta di Ines Rieder.

Concludendo riprendo alcuni passaggi dal saggio di Paola Guazzo come spunti per un’ulteriore ricerca:
la zona grigia ripresa nel dibattito femminista attraverso le parole di Vincenza Perilli riguardo alla tema dell’innocenza degli oppressi ossia quella “orginaria differenza grazie alla quale le donne risultano in virtù della loro condizione di oppresse più buone e più vittime di altre vittime”.
O ancora quell’operazione abbastanza subdola e assai diffusa per cui le storiche operano un ridimensionamento del lesbismo in quella che Guazzo definisce “riduzione amicale; è il caso delle relazioni fra le giovani ospiti dell’Asilo Mariuccia di Milano trattato da Annarita Buttafuoco dove l’uso a profusione dei “ti amo” non è ritenuto sufficiente a suffragare la diffusione e la significatività dell’amore tra donne.
Leggendo questi passi il ricordo torna agli anni del liceo quando “dovendo” leggere Saffo il professore si affannava, fortunatamente invano, per convincerci che non era come poteva apparire.

Ed è soprattutto perché scene di questo tipo non si ripetano che questo saggio è prezioso.

Nessun commento:

Posta un commento