il libro
In un contesto in cui la ricerca storica europea appare ancora fortemente condizionata da istanze maschili-bianche e le reti accademiche non sembrano certo distinguersi nell'investire sensibilità ed energie sulla storia dei soggetti "altri", quali le lesbiche sono indubbiamente, i lavori qui presentati assumono sicuramente una rilevanza particolare nel panorama storiografico.
Frutto di un lavoro corale sulle poche fonti e testimonianze di cui ancora si dispone, il volume si avvale dei contributi di alcune note storiche del lesbismo che si occupano di esistenze e resistenze lesbiche nell'Europa dei nazifascismi, includendo anche il franchismo spagnolo. La barra che si è scelto di apporre su "r/esistenze" sta infatti a indicare come per le lesbiche la stessa esistenza possa essere considerata una forma di resistenza (all'eterosessualità obbligatoria, alla cancellazione di sé e delle proprie passioni), ancor più in periodi di forzata "normalizzazione" di tutte le donne come furono quelli dei fascismi europei del Novecento. Ma la "resistenza" che trova spazio in questo libro è anche quella di lesbiche politicamente consapevoli, che fronteggiarono e combatterono con determinazione e coraggio le dittature di Mussolini, di Hitler e di Franco.
Nel volume vengono inoltre affrontate anche le questioni, spesso rimosse, relative alla "zona grigia" della sopravvivenza durante l'internamento e ai rapporti fra "asociali" e "politiche" nei Lager.

le curatrici
Paola Guazzo ha recentemente pubblicato il romanzo Un mito, a suo modo e curato con altre Il movimento delle lesbiche in Italia.
Ines Rieder dagli anni Novanta si occupa principalmente di ricerca storica. Suoi lavori sono stati pubblicati in diverse riviste internazionali.
Vincenza Scuderi è ricercatrice di Lingua tedesca e traduzione presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Catania.



lunedì 21 gennaio 2013

R/esistenze lesbiche a Vicenza


23 GEN ORE 20.30 SEDE DELOS
Paola Guazzo presenta il libro“R/ ESISTENZE LESBICHE NELL’EUROPA NAZIFASCISTA ”a cura di Paola Guazzo – Ines Rieder – Vincenza Scuteri
Edizioni Ombre Corte, 2010
conduce Daniela Wolf
*Evento in occasione della Giornata della Memoria*
INGRESSO LIBERO
INFO www.delosvicenza.it

mercoledì 29 agosto 2012

R/esistenze lesbiche, recensione di Elena Petricola su "Il mestiere di storico"

Pubblicato su "Il mestiere di
storico", semestrale della Sissco, I, 2012. Paola Guazzo, Ines Rieder, Vincenza Scuderi (a cura di), R/esistenze lesbiche nell’Europa nazifascista, Verona, Ombre Corte, 190 pp., € 19,00 Com’è noto, la letteratura riguardante la storia lesbica in Italia è estremamente esigua,così come la circolazione di testi che si occupino dell’argomento comprendendo il caso italiano all’interno di una dimensione internazionale e transnazionale. R/esistenze lesbiche rappresenta dunque una felice iniziativa in questo senso, volendo portare in Italia uno studio che attraversi la dimensione europea. Insieme a questo aspetto, il punto centrale è però rappresentato da un’indagine che apre una perlustrazione su un periodo complesso e nello stesso tempo ricco di stimoli sul piano della ricerca per la carenza di fonti, come quello coincidente con l’affermazione del nazi-fascismo e l’inasprimento del processo di razzizzazione che attraversa le società europee e che, come la ricerca ha ampiamente mostrato, vede profondamente coinvolte le donne. Il libro si articola in una raccolta di otto saggi, alcuni inediti e altri già pubblicati all’estero e qui presentati in traduzione, offrendo un’analisi delle esistenze e delle strategie di resistenza, oltreché in alcuni casi di adesione e promozione della Resistenza, di lesbiche in Germania, in Austria, in Italia e in Spagna. Vengono proposte sia le traiettorie esistenziali di singole sia esperienze di reti transnazionali di donne in Europa che hanno vissuto più o meno apertamente le proprie preferenze sessuali, e che tanto in stato di libertà quanto nel sistema concentrazionario – che viene meritoriamente indagato nel libro, con un affondo nelle contraddizioni che produce sul piano dei comportamenti – e durante la guerra ma anche nel dopoguerra hanno trovato il modo per farsi spazio all’interno di sistemi di controllo repressivi e disumanizzanti, soffrendone le misure costrittive, punitive e mortifere. Attraverso la letteratura di memoria, le testimonianze raccolte dalle aa. e le (poche) fonti giudiziarie e politiche, e con il supporto di un’ampia bibliografia internazionale, emerge così il modo in cui nei diversi contesti nazionali la legislazione colpisce, apertamente o meno, il comportamento omosessuale e individua nella lesbica una donna potenzialmente riconducibile ai ruoli e ai compiti ascrivibili alla maternità, alla procreazione ealla prolificità necessari allo Stato e alla comuni tà nazionale. Eugenetica, razzismo, «eterosessualità obbligatoria», radicalizzati sotto i regimi, rappresentano dunque il sostegno per la costruzione di biopolitiche sempre più cogenti, tra controllo, delazione e repressione. In questo modo il volume offre una ricostruzione dell’escalation repressiva che caratterizza l’Europa tra gli anni ’20 – per molti aspetti un momento eccezionale per l’associazionismoe gli ambienti culturali gay e lesbici, soprattutto per quel che riguarda la Berlinoweimariana – e gli anni ’40, con forti elementi di continuità e persistenze nel dopoguerra (per l’abrogazione del Paragrafo 129 che punisce il lesbismo in Austria bisogna arrivare al 1971). L’auspicio è che questa storia e queste storie continuino a essere indagate e che trovino finalmente cittadinanza anche nella ricerca accademica in Italia. Elena Petricola

giovedì 7 aprile 2011

R/esistenze lesbiche a Urbino


Centro donna Urbino, Femminismi, Donne ribelli,
ti invitano a partecipare alla presentazione del libro
“R/esistenze lesbiche nell’Europa nazifascista”. A cura di Paola Guazzo, Ines Rieder, Vincenza Scuderi, edizioni Ombre corte, Verona 2010.
Presentazione con Paola Guazzo, interventi su “Omofobia e destra in Italia oggi” a cura di Femminismi.

Urbino, Centro donna, via Valerio 8, 15 aprile 2011, alle ore 18.30.
Seguirà alle ore 20.30 un aperitivo e buffet di finanziamento e alle ore 21 la proiezione del film “Aimée et Jaguar” (2009), tratto dalla storia vera narrata da Erica Fisher, regia di Max Fuberbock.

Non è passato molto tempo da quando, nel 2009, il Parlamento italiano bocciava la proposta di estendere all’ omofobia l’articolo di legge che definisce le aggravanti di un reato (art.61 codice penale). Rocco Buttiglione, “esimio” professore universitario, assieme a uno sparuto ma potente gruppo di parlamentari integralisti cattolici, paragonò in aula l’orientamento sessuale naturale delle persone gay e lesbiche ai più atroci passatempi sessuali, scatenando la protesta generale contro questa insinuante menzogna. Ma dato che oggi molte persone Lgbt non si nascondono più, assieme a genitori e amici, colleghi e vicini, è possibile anche nel nostro paese sperare in una nuova cultura, quella dei diritti umani, della cittadinanza piena e della parità nella differenza.
Nel novembre 2010 l’attuale prèmier, detto “il cavaliere”, per scrollarsi di dosso gli occhi dei media per sospetto coinvolgimento in prostituzione minorile, affermò che comunque ogni cosa, anche quelle illegali o al limite della legalità, erano tutte meglio che “essere gay”. La risposta è stata una grande diffusa protesta di piazza fatta dalla società civile al fianco dei movimenti Lgbt, al grido “Meglio lesbica, o gay, che Berlusconi”.
In questi anni il termine “omofobia” è passato agli onori della cronaca, non perché prima le violenze non esistessero ma poiché finalmente si sta diffondendo la consapevolezza di non voler più passare sotto silenzio la discriminazione, e le intimidazioni di cui sono state oggetto, in quanto minoranze, le persone lgbt. Ma su cosa si fonda l’omofobia, quali sono le sue radici culturali? E’ importante approfondirlo, non fermarsi solo alle parole, perché più volte anche la sinistra italiana ha dimostrato di essere omofobica, e non c’è solo lo storico film “La patata bollente” di Steno a ricordarlo.
In questi ultimi trent’anni si sono moltiplicati in tutto il mondo i “coming out” lgbt e le dichiarazioni a favore della parità di diritti; occorre ricordare che negli Usa il movimento lgbt ha contribuito all’ elezione di Obama, in Israele le lesbiche palestinesi hanno incontrato quelle israeliane, in Sudafrica è stata lanciata una campagna contro l’omofobia che ha raccolto grandi consensi, in gran parte d’Europa sono state approvate leggi che riconosco non solo le persone ma le famiglie “differenti”. In Italia niente. Ma qual è la radice del nostro nulla?
Il progresso dei diritti Lgbt deve il suo attuale sviluppo anche alla resistenza di tante persone che durante il nazifascismo hanno lottato per salvare la propria umanità e quella dei loro simili. Abbiamo pensato che fosse importante portare una testimonianza di questa storia, per festeggiare il 25 aprile antifascista di quest’anno. Grazie all’intervento di Paola Guazzo presenteremo l’analisi raccolta nel prezioso libro sulle resistenze lesbiche al nazifascismo, per conoscere una faccia sconosciuta dell’Europa in un momento storico in cui ogni differenza veniva perseguitata, ossessivamente, come a volerla cancellare in un delirio di normalità e di normalizzazione. Donne coraggiose che hanno fatto parte della Resistenza, lesbiche che hanno contribuito alla liberazione dalle dittature, storie di campi di concentramento e di vite clandestine.
Alla fine del dibattito sarà proiettato il film “Aimée et Jaguar”, tratto da una storia vera, la vicenda di una tedesca, moglie di un ufficiale nazista, che a 83 anni ha narrato il suo amore per una donna di origini ebraiche e attivista della resistenza.
In una Italia che qualcuno vorrebbe dividere in tanti feudi, governati dal soldo e dalle antenne televisive, questo è un messaggio di solidarietà e di speranza.


il nostro blog: http://femminismi.wordpress.com

martedì 29 marzo 2011

R/esistenze lesbiche e gay a Salò


Anpi Salò presenta:

La Resistenza degli omosessuali: lo sterminio e la negazione

con Paola Guazzo, co-curatrice di R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista ( ombre corte 2010)
Marco Reglia, referente Memoria Storica - Arcigay
Irene Panighetti, giornalista

Salò, Centro Sociale Due Pini, zona piscina e scuola elementare
1 aprile 2011, ore 21

lunedì 28 febbraio 2011

R/esistenze lesbiche - la recensione di Eva Mamini su "Leggere donna" 176

R/esistenze lesbiche nell’Europa nazifascista
a cura di Paola Guazzo, Ines Rieder, Enza Scuderi
Ombre Corte, 2010, 19 euro

Questo libro, frutto di un' articolata e ponderata sinergia transnazionale, presenta alle lettrici e ai lettori italiani una raccolta di testi fondamentali per focalizzare l’oggetto oscuro della storia delle lesbiche (e delle donne) nel periodo dei nazifascismi europei. I contributi presentati sono quelli delle maggiori studiose europee di storia lesbica (da Claudia Schoppmann a Marie-Jo Bonnet, alla spagnola Raquel Osborne) e segnano la rottura di una troppo a lungo persistente cortina di silenzi e omissioni; se è vero, infatti, come afferma Luisa Passerini nella sua recensione su “Il manifesto” ( luglio 2010), che le lesbiche sono quasi sempre non rappresentate nelle commemorazioni europee dello sterminio, R/esistenze lesbiche dimostra quanto questa esclusione sia storicamente infondata. Osserva inoltre Daniele Salerno in una sua recensione sul sito del Centro Trame ( Centro studi su traumi e memorie collettive, Università di Bologna ) che il Paragrafo 175 - che sanciva la penalizzazione della sola omosessualità maschile nella Germania prima guglielmina e poi nazista – ha rappresentato una sorta di damnatio memoriae su quanto hanno dovuto subire le lesbiche durante il Terzo Reich: “La rimozione del soggetto lesbico nella legislazione nazista ha prodotto infatti due conseguenze: dal lato del lavoro dello storico ha prodotto la difficoltà di riconoscere e tracciare, a partire dai documenti, una storia delle lesbiche sotto i regimi nazifascisti, dato che questo soggetto, al contrario dei gay nominati come 175 (paragrafo del codice penale tedesco contro l’omosessualità maschile), giuridicamente non esisteva; dall’altro lato il sistema classificatorio giuridico e concentrazionario nazista ha modellato il sistema classificatorio della giustizia di transizione: chi non era esplicitamente nominato nei documenti e nelle forme classificatorie dei campi di concentramento (i triangoli di vario colore, tristemente noti) ha avuto difficoltà nel dopoguerra a costituirsi ed essere riconosciuto dagli stati europei come vittima dei regimi nazifascisti. Da qui i ritardi nel riconoscimento: solo nel 1987 nel parlamento di Bonn furono ascoltate delle vittime del Nazismo nella loro qualità di lesbiche.”
Con questo libro veniamo anche a sapere che in Austria, con il paragrafo 129, vi fu una triste par condicio fra la persecuzione delle lesbiche e quella dei gay: l’articolo di Ines Rieder parla chiaramente di sessantasei casi di donne arrestate dalla Gestapo per atti lesbici. Si chiarisce anche un’altra damnatio memoriae, stavolta più sociale che archivistica, ma non certo di minore rilevanza: Rosa Jochmann, socialista internata a Ravensbrück, verrà “accusata” di lesbismo da un'altra ex internata e si difenderà negando l'accusa persino in una lettera al presidente austriaco. Il tempo del silenzio storico omosessuale e lesbico dipende soprattutto da condizioni sociali e culturali che portano alla paura e alla vergogna: l'assenza di documentazione e di ricerca è spesso solo una conseguenza di un'assenza più vasta, di un'ombra posta dai soggetti stessi a difesa di sé.
Il colore della negazione e della scomparsa è proprio quel nero del triangolo che fu dedicato dai nazisti a molte donne marginali, incluse le prostitute e le lesbiche, e fu altro marchio del loro internamento a partire dal 1942. Altre lesbiche furono interne per una quella che Enza Scuderi, nel suo saggio sulle scrittrici in esilio, definisce come “commistione esplosiva fra lesbismo, impegno politico e origine ebraica”.
Del rapporto fra lesbiche “comuni”, triangoli neri, e politiche a Ravensbruck si occupa il saggio di Marie-Jo Bonnet, che ci indica come una certa rappresentazione stigmatizzante del lesbismo, qui trasposta nella figura della julot (lesbica “pappona”) non fosse solo nazista ma riguardasse in qualche misura anche le stesse detenute.
Anche Raquel Osborne si occupa di internamento, portando alla luce dinamiche simili a quelle evidenziate da Bonnet anche nelle carceri franchiste.
All'Italia è dedicato il saggio di Paola Guazzo, che propone una “tipologia” delle esistenze lesbiche durante il fascismo: dall'intellettuale , alla bostoniana di mondo, alla sportiva, alla prostituta, alla Giovane Italiana, alla resistente. Il saggio contiene anche interessanti spunti storiografici: da una messa in discussione dell'”antifascismo esistenziale” teorizzato da Giovanni De Luna, alla critica delle rimozioni di alcune storiche femministe e a quella della “mitologia dell'oppressa”, che troppo spesso pare emergere quando si parla di Shoah e di resistenza al femminile.
R/esistenze lesbiche è la prima raccolta di studi storici lesbici europei, e il fatto che sia nata proprio in Italia apre un ampio credito alla possibilità di r/esistenza delle ricercatrici italiane, nonostante il “triangolo nero” che le università del nostro paese non hanno mai smesso di dedicare ai soggetti cosiddetti eccentrici.

Eva Mamini