il libro
In un contesto in cui la ricerca storica europea appare ancora fortemente condizionata da istanze maschili-bianche e le reti accademiche non sembrano certo distinguersi nell'investire sensibilità ed energie sulla storia dei soggetti "altri", quali le lesbiche sono indubbiamente, i lavori qui presentati assumono sicuramente una rilevanza particolare nel panorama storiografico.
Frutto di un lavoro corale sulle poche fonti e testimonianze di cui ancora si dispone, il volume si avvale dei contributi di alcune note storiche del lesbismo che si occupano di esistenze e resistenze lesbiche nell'Europa dei nazifascismi, includendo anche il franchismo spagnolo. La barra che si è scelto di apporre su "r/esistenze" sta infatti a indicare come per le lesbiche la stessa esistenza possa essere considerata una forma di resistenza (all'eterosessualità obbligatoria, alla cancellazione di sé e delle proprie passioni), ancor più in periodi di forzata "normalizzazione" di tutte le donne come furono quelli dei fascismi europei del Novecento. Ma la "resistenza" che trova spazio in questo libro è anche quella di lesbiche politicamente consapevoli, che fronteggiarono e combatterono con determinazione e coraggio le dittature di Mussolini, di Hitler e di Franco.
Nel volume vengono inoltre affrontate anche le questioni, spesso rimosse, relative alla "zona grigia" della sopravvivenza durante l'internamento e ai rapporti fra "asociali" e "politiche" nei Lager.

le curatrici
Paola Guazzo ha recentemente pubblicato il romanzo Un mito, a suo modo e curato con altre Il movimento delle lesbiche in Italia.
Ines Rieder dagli anni Novanta si occupa principalmente di ricerca storica. Suoi lavori sono stati pubblicati in diverse riviste internazionali.
Vincenza Scuderi è ricercatrice di Lingua tedesca e traduzione presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Catania.



lunedì 28 febbraio 2011

R/esistenze lesbiche - la recensione di Eva Mamini su "Leggere donna" 176

R/esistenze lesbiche nell’Europa nazifascista
a cura di Paola Guazzo, Ines Rieder, Enza Scuderi
Ombre Corte, 2010, 19 euro

Questo libro, frutto di un' articolata e ponderata sinergia transnazionale, presenta alle lettrici e ai lettori italiani una raccolta di testi fondamentali per focalizzare l’oggetto oscuro della storia delle lesbiche (e delle donne) nel periodo dei nazifascismi europei. I contributi presentati sono quelli delle maggiori studiose europee di storia lesbica (da Claudia Schoppmann a Marie-Jo Bonnet, alla spagnola Raquel Osborne) e segnano la rottura di una troppo a lungo persistente cortina di silenzi e omissioni; se è vero, infatti, come afferma Luisa Passerini nella sua recensione su “Il manifesto” ( luglio 2010), che le lesbiche sono quasi sempre non rappresentate nelle commemorazioni europee dello sterminio, R/esistenze lesbiche dimostra quanto questa esclusione sia storicamente infondata. Osserva inoltre Daniele Salerno in una sua recensione sul sito del Centro Trame ( Centro studi su traumi e memorie collettive, Università di Bologna ) che il Paragrafo 175 - che sanciva la penalizzazione della sola omosessualità maschile nella Germania prima guglielmina e poi nazista – ha rappresentato una sorta di damnatio memoriae su quanto hanno dovuto subire le lesbiche durante il Terzo Reich: “La rimozione del soggetto lesbico nella legislazione nazista ha prodotto infatti due conseguenze: dal lato del lavoro dello storico ha prodotto la difficoltà di riconoscere e tracciare, a partire dai documenti, una storia delle lesbiche sotto i regimi nazifascisti, dato che questo soggetto, al contrario dei gay nominati come 175 (paragrafo del codice penale tedesco contro l’omosessualità maschile), giuridicamente non esisteva; dall’altro lato il sistema classificatorio giuridico e concentrazionario nazista ha modellato il sistema classificatorio della giustizia di transizione: chi non era esplicitamente nominato nei documenti e nelle forme classificatorie dei campi di concentramento (i triangoli di vario colore, tristemente noti) ha avuto difficoltà nel dopoguerra a costituirsi ed essere riconosciuto dagli stati europei come vittima dei regimi nazifascisti. Da qui i ritardi nel riconoscimento: solo nel 1987 nel parlamento di Bonn furono ascoltate delle vittime del Nazismo nella loro qualità di lesbiche.”
Con questo libro veniamo anche a sapere che in Austria, con il paragrafo 129, vi fu una triste par condicio fra la persecuzione delle lesbiche e quella dei gay: l’articolo di Ines Rieder parla chiaramente di sessantasei casi di donne arrestate dalla Gestapo per atti lesbici. Si chiarisce anche un’altra damnatio memoriae, stavolta più sociale che archivistica, ma non certo di minore rilevanza: Rosa Jochmann, socialista internata a Ravensbrück, verrà “accusata” di lesbismo da un'altra ex internata e si difenderà negando l'accusa persino in una lettera al presidente austriaco. Il tempo del silenzio storico omosessuale e lesbico dipende soprattutto da condizioni sociali e culturali che portano alla paura e alla vergogna: l'assenza di documentazione e di ricerca è spesso solo una conseguenza di un'assenza più vasta, di un'ombra posta dai soggetti stessi a difesa di sé.
Il colore della negazione e della scomparsa è proprio quel nero del triangolo che fu dedicato dai nazisti a molte donne marginali, incluse le prostitute e le lesbiche, e fu altro marchio del loro internamento a partire dal 1942. Altre lesbiche furono interne per una quella che Enza Scuderi, nel suo saggio sulle scrittrici in esilio, definisce come “commistione esplosiva fra lesbismo, impegno politico e origine ebraica”.
Del rapporto fra lesbiche “comuni”, triangoli neri, e politiche a Ravensbruck si occupa il saggio di Marie-Jo Bonnet, che ci indica come una certa rappresentazione stigmatizzante del lesbismo, qui trasposta nella figura della julot (lesbica “pappona”) non fosse solo nazista ma riguardasse in qualche misura anche le stesse detenute.
Anche Raquel Osborne si occupa di internamento, portando alla luce dinamiche simili a quelle evidenziate da Bonnet anche nelle carceri franchiste.
All'Italia è dedicato il saggio di Paola Guazzo, che propone una “tipologia” delle esistenze lesbiche durante il fascismo: dall'intellettuale , alla bostoniana di mondo, alla sportiva, alla prostituta, alla Giovane Italiana, alla resistente. Il saggio contiene anche interessanti spunti storiografici: da una messa in discussione dell'”antifascismo esistenziale” teorizzato da Giovanni De Luna, alla critica delle rimozioni di alcune storiche femministe e a quella della “mitologia dell'oppressa”, che troppo spesso pare emergere quando si parla di Shoah e di resistenza al femminile.
R/esistenze lesbiche è la prima raccolta di studi storici lesbici europei, e il fatto che sia nata proprio in Italia apre un ampio credito alla possibilità di r/esistenza delle ricercatrici italiane, nonostante il “triangolo nero” che le università del nostro paese non hanno mai smesso di dedicare ai soggetti cosiddetti eccentrici.

Eva Mamini



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