il libro
In un contesto in cui la ricerca storica europea appare ancora fortemente condizionata da istanze maschili-bianche e le reti accademiche non sembrano certo distinguersi nell'investire sensibilità ed energie sulla storia dei soggetti "altri", quali le lesbiche sono indubbiamente, i lavori qui presentati assumono sicuramente una rilevanza particolare nel panorama storiografico.
Frutto di un lavoro corale sulle poche fonti e testimonianze di cui ancora si dispone, il volume si avvale dei contributi di alcune note storiche del lesbismo che si occupano di esistenze e resistenze lesbiche nell'Europa dei nazifascismi, includendo anche il franchismo spagnolo. La barra che si è scelto di apporre su "r/esistenze" sta infatti a indicare come per le lesbiche la stessa esistenza possa essere considerata una forma di resistenza (all'eterosessualità obbligatoria, alla cancellazione di sé e delle proprie passioni), ancor più in periodi di forzata "normalizzazione" di tutte le donne come furono quelli dei fascismi europei del Novecento. Ma la "resistenza" che trova spazio in questo libro è anche quella di lesbiche politicamente consapevoli, che fronteggiarono e combatterono con determinazione e coraggio le dittature di Mussolini, di Hitler e di Franco.
Nel volume vengono inoltre affrontate anche le questioni, spesso rimosse, relative alla "zona grigia" della sopravvivenza durante l'internamento e ai rapporti fra "asociali" e "politiche" nei Lager.

le curatrici
Paola Guazzo ha recentemente pubblicato il romanzo Un mito, a suo modo e curato con altre Il movimento delle lesbiche in Italia.
Ines Rieder dagli anni Novanta si occupa principalmente di ricerca storica. Suoi lavori sono stati pubblicati in diverse riviste internazionali.
Vincenza Scuderi è ricercatrice di Lingua tedesca e traduzione presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Catania.



lunedì 17 maggio 2010

R/esistenze lesbiche - recensione di Marina La Farina

"Casablanca", maggio 2010

Recensione
di Marina La Farina

La parola Resistenza evoca immediatamente il combattere.E le lesbiche sono combattenti: "chiamiamo combattere il tempo che consacriamo alla realtà (…) e anche combattere la sensazione che consiste nel riconoscere le proprie emozioni" (Nicole Brossard, La lettera aerea, Estro, Firenze 1990). Abituate a resistere, abituate a combattere, perché per le lesbiche la stessa esistenza può essere considerata una forma di resistenza (all'eterosessualità obbligatoria, alla cancellazione di sé e delle proprie passioni), ancor più in periodi di forzata normalizzazione di tutte le donne come furono quelli dei fascismi europei. Su questi cardini poggia il bel volume dal titolo citato in apertura, R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista (a cura di Paola Guazzo, Ines Rieder e Vincenza Scuderi, Ombre Corte, Verona 2010). Si tratta di una serie di saggi di studiose del lesbismo italiane e straniere che colmano una delle tante lacune della ricerca storica europea - quella ufficiale "fortemente condizionata da istanze maschili-bianche" come scrivono le curatrici, dove "le reti accademiche non sembrano certo distinguersi nell'investire sensibilità ed energie sulla storia dei soggetti 'altri' quali le lesbiche sono indubbiamente" - portando alla luce biografie e vicende di un corpo - corpo lesbico - e del sesso che lo abita.Un lungo elenco di nomi, fatti, luoghi, relazioni, legami personali e politici che le autrici - oltre le curatrici, le studiose Claudia Schoppmann, Ilse Kokula, Marie Jo-Bonnet, Raquel Osborne - ci offrono disegnando un quadro della Resistenza esplicitamente politica di lesbiche che combatterono con coraggio, consapevolezza e determinazione le dittature di Hitler, Mussolini e Franco; fra queste, oltre alle già note Claude Cahun e Frieda Belinfante, anche Mopsa Sternheim, alla quale è dedicato un saggio monografico di Ines Rieder.Oltre alle protagoniste sopracitate che aderirono a un antifascismo organizzato, si segnala nel libro l'esistenza di altre forme di resistenza, meno ufficiale, un "antifascismo esistenziale" come rifiuto di vivere in conformità con le regole imposte dal regime, frutto di un dissenso che ha le sue radici nell'espressione stessa del desiderio di una donna per un'altra, la cui intensità "assomiglia a una forza per mezzo della quale superiamo la misura ordinaria, la norma" (N. Brossard, op. cit.). Desiderio che si espresse anche nei campi di concentramento nazisti e nelle carceri franchiste di cui rimane esile traccia, sparizione determinata dalla rimozione che ne è stata fatta.Un approfondimento culturale e politico, questa raccolta di saggi, che nasce fuori dall'ambito accademico ma si nutre di quel desiderio e di quella forza che appunto supera la misura ordinaria, dando alle ricerche in oggetto un surplus di valore anche rispetto ad analoghe ricostruzioni pubblicate all'estero dove grazie ai gender studies la ricerca è sostenuta finanziariamente.E mentre si tenta ancora una volta di "pacificare" il passato, scambiando visite di cortesia con Casa Pound, la pubblicazione di questo testo, affermazione del desiderio di fare una ricerca su di noi, diventa una risposta al lassismo culturale: le radici di persecuzione e di morte non possono trovare "ragioni".

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